Ho appena terminato il mio bellissimo trekking e,
stanca e un po' accaldata, torno in auto per riprendere la strada di casa.
Subito capisco che le sorprese non sono finite: ecco, infatti, comparire alla
mia sinistra le bellissime ed enormi Vacche Maremmane, la seconda ragione che
mi ha spinto a scegliere la Maremma.
Decido di andare a vederle da vicino. Sono
veramente belle, ma soprattutto davvero grandi.
E quelle corna: incredibili.
All’interno del Parco della Maremma ci sono molte
aree agricole usate per la coltivazione e come pascoli usati dai Butteri per
far pascolare liberamente le loro Vacche Maremmane.
Ma facciamo ordine.
La vacca Maremmana è una
specie autoctona e simbolo di questa terra; è una razza molto forte e
resistente.
Pascola, in ogni stagione dell’anno, anche su terreni aridi,
adattandosi perfettamente alla siccità.
Il suo aspetto è davvero
inconfondibile: è impossibile dimenticarsi di questo grosso e bellissimo
animale.
Gli adulti sono di un
colore grigio chiaro, tipico di questa razza; i piccoli appena nati, invece,
hanno un mantello biondo dorato che cambia di colore una volta raggiunti i
cinque mesi di vita.
La cosa che lascia
davvero stupefatti quando ci si trova davanti a questi animali, oltre la grossa
mole, sono le corna.
Le corna sono lunghe fino ad un metro e sono di forma
diversa nei maschi e nelle femmine: i maschi hanno le corna a forma di
semiluna, le femmine a forma di lira.
Il motivo per cui la
natura le ha dotate di queste enormi corna è semplice: potersi far largo nella
vegetazione molto fitta della macchia mediterranea e, soprattutto, potersi
difendere adeguatamente dai predatori come il lupo.
Queste corna decisamente
grandi metterebbero in fuga un intero branco di lupi e non solo.
La Vacca Maremmana è
molto popolare in questo angolo di Toscana fin dai tempi più antichi: vista la
stazza, infatti, veniva usata per trainare i carri e per aiutare l’uomo quando
doveva arare i campi.
Ancora oggi, nonostante
l’uso dei macchinari per la lavorazione dei campi da coltivare, la bella
tradizione dell’allevamento di questi bovini non è scomparso.
È ancora
possibile, infatti, ammirarle nei grandi pascoli, mentre pascolano libere nel
loro ambiente naturale.
I butteri sono pastori che portano al pascolo i propri animali montando a
cavallo.
La parola butteri arriva dalla parola “butoros” che significa
“pungolatore di buoi”.
La
figura, quasi mitica, del buttero ha origini antichissime: ci sono
testimonianze storiche che rimandano a questa mansione già all’epoca degli
Etruschi.
Nel
corso dei secoli la figura del buttero divenne sempre più importante e centrale
per l’economia maremmana: è bene ricordare che la Maremma è una terra aspra
fatta di sconfinate campagne dove la pastorizia è la sola forma di
sostentamento.
Le
sue grandissime doti di cavaliere gli permettono, ancora oggi, di portare al
pascolo le proprie vacche in ogni stagione dell’anno, affrontando ogni tipo di
ambiente pur di proteggere i propri animali.
C’è
un legame quasi viscerale tra uomo e animale che, ancora oggi, spinge tanti a
portare avanti questa bellissima tradizione, anche se ormai ha assunto un
valore più folkloristico.
Ma il fascino è rimasto immutato.
È
incredibile vederli all’opera, abili domatori di cavalli bradi e ottimi
cavalieri intenti al controllo delle grandi mandrie di buoi durante le lunghe
attraversate nelle campagne sconfinate della Maremma.
Per
vederli in azione?
È possibile prenotare una passeggiata a cavallo insieme a
loro: bisogna presentarsi puntuali alle sette del mattino e saper cavalcare.
Oppure è possibile assistere ai numerosi appuntamenti folkloristici che vengono
organizzati, ogni estate, in Maremma.
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