Ricordo ancora il momento
in cui ho deciso di andare a vedere con i miei occhi questo posto.
Come al
solito sono partita senza alcuna aspettativa, in più ero in vacanza: non volevo
programmare nulla.
Arrivata ad Orbetello, di cui non conoscevo nulla, ho
trovato subito un negozio di noleggio bici; dietro suggerimento del
proprietario ho noleggiato una bicicletta da passeggio e ho cominciato a
pedalare senza una meta ben precisa.
Seguendo le indicazioni
del negoziante ho subito trovato la pista ciclabile che dal centro di Orbetello
porta fino al cuore, nel vero senso della parola, dell’Oasi del WWF di
Orbetello.
Uno spettacolo della natura in tutti i sensi: colori, natura
incontaminata e tanti animali.
La cosa che più mi ha
stupito di questa passeggiata in bicicletta è che, già dal centro di Orbetello,
si possono vedere animali che di solito si incontrano solo negli angoli più
nascosti delle oasi protette.
Ebbene sì: mentre
percorrevo i primi metri della pista ciclabile, ancora nel centro della
cittadina, vedevo alla mia sinistra le case e le macchine e alla mia destra
un’immensa distesa d’acqua e tantissime garzette dal ciuffo che se ne stavano
tranquille, totalmente disinteressate alla presenza umana e concentrate
solo a cercare cibo.
Decido di proseguire
questa rilassante passeggiata in bicicletta.
Dopo un chilometro circa, incontro
la prima deviazione lungo il percorso; seguo questa indicazione e dopo nemmeno
cento metri mi ritrovo in un altro mondo: l’oasi della laguna di Orbetello.
La laguna di Orbetello, all’estremo sud della Maremma, è stata istituita nel
1971 allo scopo di difendere l'ecosistema palustre fondamentale per la
sopravvivenza di molte specie di
uccelli migratori.
La zona lagunare di Orbetello è delimitata da due
strisce di sabbia chiamate “tomboli”: il Tombolo della Feniglia ed il Tombolo
della Giannella.
La Feniglia è una striscia di
sabbia di 6 km, compresa tra la collina di Ansedonia ed il Monte Argentario.
La Giannella, invece, va dal Monte
Argentario fino
alla foce del fiume Albegna.
La laguna costiera salmastra, vera e propria, è
costituita da tante piccole isole di sabbia e viene costantemente alimentata
dall'acqua dolce proveniente dai canali circostanti.
Proseguendo lungo la pista ciclabile, direzione Argentario, mi ritrovo in un luogo davvero fuori dal tempo: una zona umida bellissima e perfettamente conservata.
Le “zone umide” sono ecosistemi naturali in cui l'acqua si mescola al terreno.
Sono costituite da acqua stagnante sia dolce che salmastra e vengono chiamate anche paludi.
Le zone umide o paludi sono ecosistemi di grande importanza perché aiutano a raccogliere l’acqua dei fiumi e a frenare la loro piena.
Le lagune costiere salmastre sono habitat molto importanti perché ospitano molti animali e piante: creano ambienti adatti alla riproduzione e offrono riparo e cibo ai molti animali che vivono nell’acqua o nelle aree circostanti.
Tutto questo rende le paludi delle zone ad alto tasso di biodiversità e per questo meritevoli di grande attenzione e tutela.
L’oasi del WWF di Orbetello è visitabile seguendo un sentiero ciclopedonale molto semplice ma davvero affascinante.
È un vero paradiso per gli appassionati di birdwatching e non solo.
È una palude di grande suggestione paesaggistica con bellissime praterie allagate, perfette per i tanti uccelli migratori: garzette, aironi e fenicotteri.
Simbolo della laguna di Orbetello, che sembra
galleggiare nelle acque, è il bellissimo mulino.
L’ultimo rimasto dei nove che
i senesi costruirono nel quattrocento, posti in linea nella laguna.
Funzionavano
grazie alla forza dell'acqua (che entrava ed usciva dalla laguna ogni sei ore) che
faceva girare le macine.
Questi mulini venivano usati per produrre la
farina con il grano che veniva portato con i barchini dagli abitanti della
zona.
Gli uccelli migratori sono in grado di fare anche
tremila chilometri al giorno; dall’Africa meridionale al nord Europa, passando
per l’Italia.
Prima di partire per questo lunghissimo viaggio,
però, gli uccelli trascorrono molti giorni a nutrirsi; così facendo riescono a
raddoppiare il loro peso corporeo.
Lo fanno perché sanno che, durante il
viaggio, non potranno fermarsi per fare soste.
È uno degli spettacoli più belli della natura: il
grande viaggio degli uccelli migratori
Gli uccelli migrano soprattutto per nidificare, per allevare i propri piccoli e per il cibo.
La scelta di migrare, regolarmente nel corso di diversi periodi dell’anno, è legata a doppio filo alla necessità di sopravvivere.
Se molte specie di uccelli, infatti, non decidessero di migrare aumenterebbe la competizione tra specie diverse all’interno dello stesso ecosistema.
La domanda che tutti gli scienziati, negli anni, si sono posti osservando l’incredibile fenomeno della migrazione è: come fanno gli uccelli ad orientarsi?
Sono in grado di seguire delle rotte sicure che attraversano interi continenti e addirittura oceani.
L’unica cosa che, finora, gli scienziati hanno scoperto è che esistono diverse tecniche di orientamento.
L’orientamento geografico: questa tecnica sfrutta la capacità degli uccelli di memorizzare la forma dei profili dei paesaggi che incontrano durante i loro viaggi.
Il problema di questa tecnica subentra quando l’uomo modifica l’ambiente disorientando questi animali.
L’orientamento magnetico: gli uccelli possiedono una sorta di gps integrato nel loro cervello: è costituito di sensori chimici che permettono loro di allinearsi con il campo magnetico terrestre. L’orientamento astronomico: usare le stelle per orientarsi è uno dei sistemi più efficaci. Lo hanno capito anche gli uomini.
La stella più adatta per orientarsi è il sole.
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