Stanchi dal viaggio per
raggiungere la Valtellina, non c’è di meglio che dedicare il primo giorno alla
visita di uno dei tanti mulini di Teglio, il paese dei mulini.
Lungo la Val Rògna,
proprio nel comune di Teglio, sono infatti ancora visitabili alcuni mulini ben
ristrutturati che danno l’occasione di vivere un’esperienza unica: vedere come
si produce la farina di grano saraceno, a partire dalla sua materia prima.
Si comincia così il
viaggio in Valtellina: una semplice passeggiata lungo la valle dei mulini per
riscoprire la storia dell’agricoltura alpina.
È così che comincia la
bella esperienza nel paese dei pizzoccheri.
La breve passeggiata in
mezzo a bellissimi boschi, termina davanti ad uno splendido esempio di mulino
ad acqua, ancora perfettamente funzionante.
Un mulino interamente costruito in
pietra, con una grandissima ruota di legno sul lato.
Appena arrivati si sente
il rumore della ruota che gira, vorticosamente, seguendo il ritmo dell’acqua
del ruscello che vi scorre sotto.
Ed ecco che compare il
mugnaio, l’uomo che con la sua arte trasforma il grano in una delle farine più
strane, soprattutto per il colore.
Farina che conferisce ai piatti valtellinesi
quel gusto unico.
La visita comincia dalla sala posta al piano superiore
del mulino, dove viene raccontata la storia del grano saraceno e come sia
arrivato fino in Valtellina, partendo da una terra tanto lontana come la
Turchia.
Nella penisola italica
arriva grazie ai Turchi, conosciuti anche come Saraceni, ma in Valtellina viene
introdotto nel 1600 dal conte Giovanni Guler Van Weinech, governatore del
Grigione che venne a conoscenza di questo prodotto e lo volle introdurre nella
sua terra di origine.
Il grano saraceno viene,
ancora oggi, seminato nei primi di luglio, nello stesso luogo dove in
precedenza viene raccolta la segale.
A fine settembre giunge a maturazione e a
questo punto viene raccolto.
Dopo la mietitura, il
grano viene fatto essiccare in covoni (che sono fasci di spighe) per circa
dieci giorni.
Al termine di questo
periodo, il grano viene raccolto all’interno di particolari coperte fatte di
canapa chiamate pelorsce e si comincia la battitura.
In questo modo si
ottengono i singoli chicchi di grano che vengono raccolti e ripuliti tramite un
setaccio di forma rotonda.
Finalmente i chicchi di
grano sono pronti per essere macinati: ora il lavoro passa nelle mani del
mugnaio che ha il compito di macinarli per ottenere la farina.
L’esperienza
continua.
La visita prosegue al
piano di sotto, nella stanza dove si trova la grande macina collegata alla ruota esterna del mulino che si
muove grazie al forte flusso d’acqua che vi scorre sopra e che permette alla
ruota di muoversi in continuazione.
È un lavoro di grande
precisione dove maestria ed esperienza si devono coordinare al fine di ottenere
un prodotto ottimale: farina né troppo grossa né troppo fine.
L’esperienza tra natura e
antiche tradizioni, a questo punto, può finire solo in un modo: seduti a tavola
davanti ad un piatto fumante di pizzoccheri.
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