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Il Montefeltro tra storia e natura


Il Montefeltro è un grande territorio che si trova nell’area dell’Appennino centrale, incastonato tra le Marche, l’Emilia Romagna e la Toscana. 
È una terra ricchissima dal punto di vista naturalistico che non finisce mai di stupire. Al suo interno si trova anche il Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, un luogo di straordinaria bellezza da scoprire, piano piano, in cammino lungo i suoi numerosi sentieri. 
È una terra molto antica, la cui storia si può vivere e conoscere attraversando i suoi numerosi  borghi  medievali che svettano qua e là lungo tutto il territorio. Tra questi, il più famoso è sicuramente il centro storico e culturale del Montefeltro: Urbino.  
L’antica capitale del Ducato di Montefeltro è una città che, ancora oggi, affascina e sorprende soprattutto per il suo monumentale Palazzo Ducale e che, sicuramente, merita una visita di almeno un giorno.

Il Parco naturale Sasso Simone e Simoncello

Questo parco si trova esattamente all’incrocio di tre regioni italiane: la Toscana, le Marche e un pezzettino di Emilia Romagna. 
Il suo curioso nome è dovuto alla presenza, nel cuore del parco, di due sassi enormi chiamati, per l’appunto, Simone e Simoncello. 
Io, personalmente, li ho soprannominati “cip e ciop” perché in qualunque angolo della bassa Romagna ci si trovi, basta alzare lo sguardo verso l’orizzonte e loro sono lì ad indicare la direzione. 
La loro storia è davvero bella ed intrigante sia dal punto di vista naturalistico che storico. 
C’è un sentiero, uno dei più belli secondo me, che sintetizza perfettamente la grandiosità della storia di questo luogo. 
Il percorso comincia in Carpegna, località molto conosciuta tra gli abitanti delle province più vicine: Rimini e Pesaro. 
È famosa soprattutto per gli appassionati di sci, in inverno, quando aprono gli impianti e per gli appassionati di trekking che, qui, trovano tanti sentieri.
Quello che preferisco parte, appunto, da Carpegna e arriva sulla cima del Sasso Simone. 
Già i primi metri di questi sentieri sono davvero belli e non solo perché ci si ritrova a camminare nel bel mezzo della cerreta (bosco di Cerro) più grande d’Europa ma soprattutto perché qui si respira una storia davvero affascinante e, per certi aspetti, misteriosa. 
È noto il detto “tutte le strade portano a Roma”; ebbene una di queste antiche strade passava da qui e collegava Rimini con San Sepolcro per poi proseguire per Roma. 
Ogni volta che cammino lungo questo sentiero mi sembra di tornare indietro nel tempo: all’epoca dei grandi cavalieri, di uomini e donne che, in un continuo pellegrinaggio, attraversavano questi boschi, complice la loro grande fede, per raggiungere Roma, centro della cristianità.

I giganti del parco: Sassi Simone e Simoncello

I due grandi Sassi che danno il nome al parco e che con la loro immensa mole e con la loro particolare forma si rendono i protagonisti indiscussi dello skyline del Montefeltro si possono considerare come due enormi zattere vaganti. 
Sono giunti in questa terra circa tre milioni di anni fa, scivolando come fossero zattere lungo una colata argillosa che, poi, ha dato origine alle forme sinuose dei paesaggi che contraddistinguono anche la bassa Romagna. 
Tutto intorno un paesaggio bellissimo e poco conosciuto che regala belle emozioni quando, una volta raggiunta la cima dei Sassi Simone e Simoncello, si possono scorgere i confini naturali con la Toscana e non solo. 
C’è un punto, in particolare, che mi diverte raggiungere e che dà l’idea di come due terre apparentemente tanto diverse e “lontane” siano, in realtà, tanto vicine: appena attraversata la “sella”, soprannome dato al punto di congiunzione tra i due sassi (che ricorda appunto una sella), ci si ritrova nella terra di mezzo. 
Con il piede sinistro si è in terra di Toscana e con il piede destro si tocca suolo marchigiano: da vedere e provare, perché è uno dei punti più belli del parco. 
Il cammino lungo questo antico sentiero prosegue nel cuore di un bosco fittissimo finché, ad un certo punto, si arriva alla meta. 
Prima di salire verso la cima è doveroso, secondo me, fermarsi per godersi il paesaggio fatto di alte cime, splendide colline ed aspri calanchi. 
Ma c’è una cosa che cattura l’attenzione: è un albero, solo, rimasto lì come fosse un guardiano silenzioso a raccontare una storia davvero molto antica. 
È il vecchio faggio: un albero secolare raro come una perla perché di Patriarchi come lui non ce ne sono più. 
L’uomo nel corso dei secoli ha sfruttato davvero tanto le montagne e, in generale, tutti gli ambienti naturali che lo circondavano; per questo motivo di alberi che abbiano superato più di duecento anni se ne trovano davvero pochi. 
Qui, a fare da guardia ai due grandi Sassi, c’è il maestoso e vecchio faggio: una bella emozione poterlo vedere: lui ha visto passare la storia, chissà cosa racconterebbe se potesse parlare.

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