La roccia venuta dallo spazio
Tutti conoscono la storia dei
dinosauri che, ad un certo punto della loro esistenza sulla Terra, si sono improvvisamente
estinti probabilmente a causa di un meteorite che si schiantò sulla superficie
terrestre. Ma come si è arrivati a formulare questa incredibile teoria?
Non tutti sanno che questa teoria nacque grazie ad una scoperta fatta da un
geologo americano durante un suo viaggio in Italia e più precisamente a Gubbio,
in Umbria.
Durante questo viaggio, il geologo americano scoprì, in mezzo ad una grande
parete di roccia sedimentaria, uno stranissimo strato di
argilla nera alta solo un centimetro.
Proprio da quello straterello di argilla si arrivò alla teoria che attribuisce
all’impatto di un meteorite sulla Terra, esattamente sessantacinque milioni di
anni fa, l’estinzione dei dinosauri.
Questo straterello ha anche un nome molto curioso: il limite K – T.
Questo strato alto solo un centimetro racchiude dentro di sé un minerale
(l’iridio) che gli scienziati sanno benissimo essere presente solamente nel
nucleo della Terra in pochissima quantità e nelle stelle in grandissima
concentrazione.
Secondo questa teoria, sessantacinque milioni di anni fa, un meteorite
contenente un’enorme quantità di Iridio si schiantò sulla Terra. Questa immensa
e catastrofica esplosione provocò l’estinzione dei dinosauri.
Dopo l’impatto del meteorite, l’iridio contenuto al suo interno si sparpagliò e
si depositò in alcuni angoli della Terra.
Tra questi angoli, ancora quasi sconosciuti, c’è proprio il Monte Conero.
In questo angolo di montagna, infatti, nel mezzo della bianchissima roccia
calcarea, si può vedere l’istante in cui è caduto il meteorite come fosse una
vera e propria fotografia del nostro pianeta.
È impossibile non rimanere affascinati da questa storia e soprattutto non
sentirsi orgogliosi di avere un tassello prezioso della storia del nostro
pianeta proprio nel cuore dell’Italia.
Secondo giorno di cammino e di leggende
Un’ “isola” mediterranea
Passeggiare nella riserva naturale del monte Conero non
significa solo camminare tra grandi pareti rocciose o splendide falesie a picco
sul mare, significa vivere e vedere ogni aspetto della natura.
Anzi, sembra proprio di camminare su un’isola mediterranea.
È così infatti che, secondo me, appare ai tanti
uccelli migratori che da qui, ogni anno, passano per
fermarsi a riposare oppure per nidificare prima di completare il grande viaggio
che dall’Africa li porta in Europa e viceversa.
Effettivamente pur essendo nelle Marche, dove il clima non si può ancora
definire mediterraneo, molti aspetti ricordano proprio la vegetazione più
autentica del Mediterraneo.
Il corbezzolo, essenza tipicamente mediterranea e pianta simbolo del parco e il
leccio , pianta tipica della vegetazione mediterranea , a causa dello
sfruttamento da parte dell’uomo della terra per uso agricolo, sono stati
sostituiti dalla più comune macchia mediterranea un po' ovunque ma non sul
monte Conero. Qui ancora resistono. Camminando tra i sentieri della riserva hai
spesso la sensazione di essere all’interno di un bosco come ce ne sono tanti
nel centro Italia, sugli Appennini in particolare, poi improvvisamente giungi
al mare e qui le cose cambiano completamente.
In estate, poi, il giallo delle ginestre e il verde smeraldo delle acque ricordano esattamente la bellezza di
un’isola mediterranea.
Costa
Uno degli ambienti naturali più
importanti è quello che si incontra tra la terraferma e il mare, ed è
la costa.
La tipologia di costa che si può incontrare dipende dall'ambiente che si trova
alle sue spalle.
Esistono due tipi di coste: la costa alta e la costa bassa.
La costa alta e rocciosa (che può essere alta anche diversi metri) si
ha quando ci sono pareti rocciose che arrivano fino al mare.
In questo caso si può osservare una grande varietà di forme: ci sono le pareti
(le falesie) a picco sul mare che prendono il nome di promontorio, e poi si possono
trovare delle rientranze, chiamate calette, che sono delle piccole spiagge.
Molto spesso la costa alta e rocciosa presenta forme di erosione davvero
incredibili, come le grotte, gli archi naturali e grandi scogli isolati
chiamati faraglioni.
La costa bassa, invece, ha alle spalle la pianura e la pendenza è molto
lieve.
La costa bassa è formata da spiagge, normalmente di sabbia fine, che si
formano a seguito del processo di accumulo dei detriti trasportati dai fiumi
fino alla foce e poi distribuiti dalle
onde del mare e dalle correnti lungo la costa.
Le rocce sedimentarie
Le rocce, apparentemente
immobili, sono in realtà sempre in movimento.
Si formano, poi vengono distrutte e infine si riformano, in un ciclo
che non finirà mai.
L'acqua, il vento e il ghiaccio trasportano i detriti e li depositano, formando
sedimenti sciolti.
Questi sedimenti, nel tempo, si accumulano uno sopra l'altro e si compattano a
causa delle forti pressioni. Le rocce sedimentarie, così formate, danno origine
ad una grande struttura a strati.
Molluschi
I molluschi sono animali invertebrati che vivono sia sulla
terraferma che in acqua (dolce o salata). Il nome deriva da una parola latina:
“mollis” che significa molle.
Questi animali, infatti, sono privi di colonna vertebrale e hanno un corpo
molle. Alcuni di loro hanno una conchiglia protettiva come nel caso dei
gasteropodi (lumache) e i bivalvi (cozze e vongole).
I molluschi sono suddivisi in tre grandi gruppi:
I cefalopodi: animali dotati di tentacoli con numerose ventose e una grande
testa. Molti di questi animali hanno sviluppato una protezione interna (osso di
seppia) che sostituisce la conchiglia esterna degli altri molluschi. Tra i
cefalopodi ci sono i polpi, le seppie e i calamari.
I gasteropodi sono chiamati così perché sono animali che si muovono strisciando
sulla loro pancia. La loro conchiglia esterna ha diverse forme e colori. Alcune
sono semplici, a forma di cono, come quella delle patelle oppure a spirale come
quella delle lumache di terra e di acqua.
Una delle cose più incredibili dei gasteropodi è che quelli terrestri respirano
aria e quindi hanno un polmone, mentre quelli marini, dovendo respirare in
acqua, hanno sviluppato una branchia.
I bivalvi, infine, hanno una conchiglia divisa in due parti, chiamate valve.
Queste valve, si muovono (aprendosi o chiudendosi a seconda delle necessità)
grazie ai potentissimi muscoli dei molluschi che vivono al suo interno.
Tra i bivalvi più comuni ci sono le cozze, le ostriche e le vongole.