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Ultimo giorno di cammino 
Quando si pensa ad un santuario subito viene  in mente un luogo che sia solo religione e spiritualità.
Ovviamente non si può negare il legame che questo luogo ha con la religione e la spiritualità ma, venendo  a Pietralba ho scoperto che non è solo questo,  c՚è molto di più.
Un piacere per gli occhi, per lo spirito e anche per le gambe.
Ebbene sì, immaginate di lasciare la macchina e poter trascorrere i giorni successivi solo camminando per boschi.
Ammetto di essere rimasta, piacevolmente, sconvolta dal numero impressionante di sentieri che partono tutt'intorno al santuario. C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Sembra di essere al centro del mondo dei cammini.
Il più semplice e breve è il famoso cammino di St. Leonardo che conduce fino all'eremo di St. Leonardo dove, secondo la tradizione, ha avuto inizio la storia di Pietralba e del suo santuario.
Una meta obbligata per tutti e, secondo me, davvero affascinante.
Da qui partono anche i cammini indicati con la poco comune lettera E. Questi cammini sono quelli Europei, cioè sentieri che collegano più luoghi dell'intera Europa.
Più centro del "mondo" dei cammini di così, non si può.
Ma torniamo al mio terzo giorno in Alto Adige.
Dopo una pausa, necessaria anche per le mie gambe, trascorsa in compagnia del simpaticissimo Padre Mathieu, priore del santuario di Pietralba che mi ha fatto conoscere anche i segreti più curiosi e divertenti di questo immenso santuario, è arrivato il momento di scegliere il mio ultimo sentiero. Per questo terzo e ultimo itinerario, ammetto di essermi fatta consigliare. Un consiglio davvero prezioso che mi ha guidato verso il sentiero delle malghe.

Il sentiero delle malghe
Le malghe: una parola  poco usata nel mondo "reale" ma decisamente importante e fondamentale nella cultura tradizionale altoatesina.
Ma facciamo un passo indietro.
Le malghe: le antiche tradizioni altoatesine nel cuore delle Dolomiti
Le malghe sono delle abitazioni che si trovano nelle zone più alte delle montagne altoatesine, proprio nel mezzo di bellissimi pascoli alpini.
 Sono delle costruzioni piuttosto semplici fatte con pietra oppure legno, utilizzate dai contadini nel periodo estivo.
Qui il malghese (il contadino proprietario della malga) porta anche le sue mucche che vengono ospitate nelle stalle adiacenti l’abitazione.
Molte malghe hanno anche la casera che è il luogo usato per la lavorazione del latte che, poi, diventerà ottimo formaggio e burro.
L’attività di allevamento dei bovini avviene in due fasi: tra maggio e giugno avviene la salita in alpeggio; finita l’estate (di solito in settembre) prima dell’arrivo dei primi freddi, avviene il ritorno in pianura; il momento del rientro viene chiamato transumanza.

Inizia il cammino
È mattina presto, colazione fatta, zaino in spalla e subito comincia una bella ma facile salita.
Mi lascio alle spalle il maestoso Santuario di Pietralba e mi addentro nel fitto del bosco.
Proseguo il cammino in ambienti che ormai iniziano ad essermi familiari, ma, ad un certo punto, da dietro un gruppo di alberi, improvvisamente vedo qualcosa di diverso: un grande prato verde con al centro una struttura di legno bassa e piuttosto grande e,  a fianco, una casetta di legno che sembra uscita dalle fiabe.
È la prima malga che incontro nel mio cammino. Tanto è carina e ben curata che sembra finta, appena uscita da una fiaba.
Sono solo le nove del mattino quando arrivo lì davanti e noto già tanti escursionisti che si accingono ad entrare. Decido di entrare anch’io.
Fantastico! Sembra proprio una casa giocattolo. Ci sono già alcuni escursionisti pronti a gustare la loro abbondante colazione.  Ebbene sì, molte malghe sono diventate anche luoghi ideali per i tanti escursionisti che decidono di approfittare di questi posti per gustare una ricca “merenda” preparata con i prodotti locali.
Vi assicuro che non è una semplice colazione. Ho visto tavole imbandite di ogni delizia altoatesina.
Sicuramente qui sanno che se non riempi il tuo stomaco ben bene non puoi affrontare il resto del cammino. Io, però, questa volta non mi fermo. Decido di proseguire. Altre malghe mi aspettano.
Proseguendo, infatti, incontro altre malghe. Ad un certo punto la sorpresa.
Davanti all’ultima malga del mio cammino vedo la scena che ti aspetti da un paesaggio alpino: un gregge di pecore che pascolano libere e felici sorvegliate a distanza, in maniera discreta, dal loro pastore.
È con l’immagine di questo vecchio pastore, seduto e sonnecchiante, intento a sorvegliare le sue pecore che lascio l’Alto Adige. 

Piccola nota di piacere per il palato
Chi mi conosce sa benissimo che, quando viaggio, non sono ossessionata (passatemi questo termine) dal cibo: ammetto di essere un'italiana atipica.
Ma nei giorni trascorsi a Pietralba ho capito che il cibo non è solo fatto per riempire la pancia dopo le numerose passeggiate ma è anche riscoperta delle autentiche tradizioni culinarie locali.
Qui non parlano di km zero, qui ti danno il nome di battesimo del produttore.
In tre giorni ho fatto circa trenta chilometri di cammino quindi all’hotel Pietralba hanno pensato bene di non farmi mancare il giusto apporto calorico per affrontare la montagna.
Speck, tomini fantastici, passando per i famosi e buonissimi spetzel, tutto accompagnato da un calice di un ottimo spumante metodo classico di Maso Ciamberlain e per finire il dolce.
Ho assaggiato il mitico strudel: credo sia una sorta di obbligo morale venire qui e assaggiarlo.
Notare bene: dopo aver mangiato tutto questo ben di Dio, tutti i dolci mi sono stati serviti con un ciuffetto di panna. Loro dicono che alleggerisce il tutto. 

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